Dimagrire dopo la gravidanza

Dimagrire dopo la gravidanza

Dimagrire dopo la gravidanza durante l’allattamento: è possibile?

La gravidanza è uno dei momenti più importanti nella vita di una donna e comporta diversi cambiamenti, sia dal punto di vista fisico e fisiologico, ma anche emotivo e psicologico.

Il consiglio generale è cercare di mantenere (o acquisire) uno stile alimentare e di vita salutare e attivo durante i 9 mesi di gestazione, in modo tale da fornire tutti i nutrienti di cui ha bisogno il bambino e da non aumentare troppo di peso. Ma se ciò dovesse accadere, non disperiamoci! E’ possibile dimagrire dopo il parto, sia che si stia allattando sia che si usi il latte in formula.

Cosa NON fare per dimagrire dopo la gravidanza

Diete drastiche per perdere peso dopo il parto?

La maggior parte delle donne dopo il parto non vede l’ora di rientrare nei vecchi jeans o più semplicemente di perdere il peso accumulato nelle settimane precedenti e dimagrire dopo la gravidanza. Ma ATTENZIONE, signore! Non bisogna essere frettolose, il percorso di dimagrimento è una cosa seria e come tale va affrontata!

Ridurre drasticamente le porzioni o eliminare categorie di alimenti (di solito pasta-pane-patate) NON è la soluzione ideale: il ruolo di mamma necessita di energie non indifferenti ed è importante, quindi, dimagrire gradualmente. E’ fondamentale, inoltre, ascoltare il proprio corpo, amarlo ed accettarne i cambiamenti. E’ stato stravolto per accudire una nuova vita, diamogli un po’ di tempo per tornare come prima. Anche perchè, va bene perdere peso dopo la gravidanza, è possibile, ma non deve essere di certo l’obiettivo principale una volta che avete il vostro bambino tra le braccia.

Attraverso la dieta e l’esercizio, una perdita di peso ragionevole è di 0,5 chilogrammi  alla settimana, perciò potrebbero essere necessari sei mesi o più per tornare al peso pre-gravidanza, sia che la donna stia allattando oppure no.

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Trova il tuo equilibrio per dimagrire dopo la gravidanza.

Attività fisica eccessiva

Buttarsi a capofitto in sessioni troppo intense o troppo frequenti di allenamento può essere controproducente e, invece di diventare uno strumento utile per il calo ponderale, può causare stanchezza eccessiva, irritabilità, calo delle difese immunitarie e, se fatto senza il supporto di un esperto competente, anche infortuni.

Alimentazione e attività fisica sono i pilastri della prevenzione e della salute, solo se sono presenti assieme e consigliati da chi di dovere (dietista-nutrizionista e personal trainer-fisioterapista).

Come dimagrire dopo la gravidanza

Cosa fare per dimagrire dopo la gravidanza

Il fabbisogno energetico supplementare durante l’allattamento materno è correlato alla quantità di latte prodotto ed è di circa 500 Kcal al giorno. Tuttavia, la produzione di latte è molto variabile da donna a donna e si riduce progressivamente durante lo svezzamento.

Le mamme durante l’allattamento utilizzano le riserve accumulate nei 9 mesi precedenti ed è per questo meccanismo fisiologico che molte donne che allattano tornano al peso pre-gravidico senza troppi sforzi.

Le donne che non allattano posso comunque fare attenzione alle proprie scelte di vita e perdere peso dopo la gravidanza.

Come dimagrire dopo il parto ? Consigli alimentari

Vi lascio alcuni consigli per dimagrire dopo la gravidanza senza troppe rinunce:

  • Preferire alimenti ricchi di fibra (cereali, legumi, frutta secca ma soprattutto frutta e verdura), che aumenta la sensazione di sazietà, aiuta a ridurre i picchi glicemici e supporta la funzionalità intestinale. Per questione di praticità (e per le emergenze!), è utile fare scorta anche di verdure congelate.
  • Prediligere grassi buoni come gli omega 3, e le vitamine A e D.
  • Fare pasti piccoli e frequenti, inserendo uno spuntino dopo la poppata, nel caso in cui si stia allattando al seno. Evitare, invece, di saltare i pasti.
  • Cercare di fare una colazione abbondante e completa, che contenga non solo carboidrati da pane, cereali ecc, manche proteine e grassi, inserendo, ad esempio, yogurt e frutta secca.
  • Bere molta acqua: per chi allatta è consigliabile aumentare di 700 ml rispetto ai circa 2 litri consigliati per chi non allatta.
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Alimentazione e attività fisica: il binomio perfetto.

Movimento

Inserire un po’ di attività motoria, aiuta a dimagrire dopo il parto, ma a patto che:

  • Iniziare lentamente a fare attività fisica, come ad esempio la passeggiata, aggiungendo gradualmente esercizi di intensità moderata. E’ chiedere consiglio al proprio ginecologo di fiducia.
  • Cercare di allenarvi davanti/con il bambino.  Se avete difficoltà a trovare il tempo per esercitarvi inserite il bambino nella routine: adagiate il bambino accanto a voi mentre fate esercizi sul pavimento, o sfruttate il peso del bambino in allenamenti di rinforzo muscolare ( ad esempio sollevate il bambino sopra di voi se siete a pancia in su).
  • Durante l’allattamento, inserire l’attività fisica dopo aver allattato, così da non fare i movimenti con i seni pieni.
  • Se sei stanca, mamma, non obbligarti a fare anche sport: riposati e non sentirti in colpa! 

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Essere mamma è emozionante ed unico. Essere mamma e avere cura di sè è possibile, così come è possibile dimagrire dopo la gravidanza.

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Test Bia e composizione corporea

Test Bia e composizione corporea

 

Test BIA cos’è ?

Test BIA, o biompedenziometria, è un esame di tipo bioelettrico, a basso costo, rapido e non invasivo, utile per conoscere la composizione corporea di un soggetto e per valutarne, quindi, lo stato nutrizionale, sia in condizioni fisiologiche che patologiche.

E’ una delle metodiche strumentali più attendibili sul mercato, e permette di rilevare:

  • la massa grassa (FM)
  • la massa magra (FFM)
  • l’acqua corporea (BCM)

 

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Il peso corporeo è la somma di tutti i componenti corporei.

Come si effettua il Test BIA?

La misurazione della composizione corporea viene effettuata posizionando una coppia di elettrodi sul dorso della mano ed un’altra coppia sul dorso del piede del soggetto (tecnica tetra-polare mano-piede); gli elettrodi sono collegati, grazie a dei morsetti, allo strumento di misurazione.

Attraverso gli elettrodi si fa passare una corrente alternata, impercettibile, di bassissima intensità ed alta frequenza che, viaggiando lungo il corpo, incontrerà resistenze diverse a seconda della composizione dei vari distretti corporei. La BIA si basa, infatti, sul principio che le diverse tipologie di tessuto esprimono una conduttività elettrica specifica, tale da renderle riconoscibili.

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Esempio di test BIA con tecnica tetra-polare mano-piede.

Il bioimpedenziometro registra la velocità della corrente e le sue modificazioni e quindi fornisce i dati elettrici rilevati al software, che li elabora, sulla base di algoritmi che tengono conto dei valori di riferimento della popolazione, delle misure antropometriche del soggetto (peso e altezza), della sua età e del sesso.

Test BIA, perchè è importante farlo

Prima di intraprendere qualsiasi percorso nutrizionale o programma di attività fisica è fondamentale eseguire la BIA, perché se si conosce la composizione corporea, è possibile stimare lo stato fisico, il grado di sovrappeso o obesità, lo stato nutrizionale, lo stato di idratazione, il metabolismo basale e il relativo dispendio energetico.

Grazie ai dati forniti dal bioimpedenziometro, è possibile veramente personalizzare ed individualizzare i consigli alimentari e la scheda di allenamento; inoltre il monitoraggio a distanza di qualche tempo permette di adattare le indicazioni nutrizionali di partenza e  valutare l’efficacia del piano alimentare e di allenamento in base agli obiettivi del soggetto.

Affidarsi semplicemente al peso mostrato dalla bilancia, infatti, è riduttivo, sia in partenza che poi lungo il percorso nutrizionale. Il peso, ad esempio, non ci dà una misura dello stato di salute, nè la valutazione della qualità della vita nè, tantomeno, della performance sportiva dell’atleta.

Prova un attimo a pensarci: se dopo un mese di “dieta” hai perso 5Kg, sai cosa hai perso? No, ovviamente, perché la bilancia non ci dà questa informazione!

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Ogni disciplina sportiva necessita di composizioni corporee diverse.

In ambito sportivo, inoltre, il test BIA è particolarmente importante, in quanto ci permette di dare la giusta impostazione agli allenamenti, monitorare la variazione della massa magra e della massa grassa e controllare lo stato di idratazione, e, in ultima battuta, la performance sportiva. 

A mio avviso è importante ricordare come, parlando di sport, ciascuna disciplina sportiva necessiti di proporzioni diverse tra le diverse componenti corporee. Non sempre, ad esempio, grandi masse muscolari sono utili e finalizzate al movimento atletico richiesto. Anzi, possono addirittura risultare controproducenti, in quanto hanno un loro peso, e questo può provocare un rallentamento (se parliamo di velocità) o una minore elasticità.

Il test BIA è un ottimo alleato in particolar modo per la valutazione dello stato di idratazione dell’atleta: in questo caso, sì, sappiamo che una perdita di liquidi pari all’1-2% del peso corporeo può provocare un abbassamento delle performance fisiche del 20%, oltre alla diminuzione della concentrazione e della stabilità emotiva, alla compromissione della termoregolazione e all’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria (per non parlare dell’apatia, della nausea e della sonnolenza).

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Coronavirus e alimentazione

Coronavirus e alimentazione

Coronavirus e Alimentazione : è possibile prevenire il Coronavirus a tavola ?

Questa è una domanda molto frequente. Proviamo a fare un pò di chiarezza.

Poichè sono circolate nei mesi scorsi alcune informazioni non supportate dall’evidenza scientifica, meglio se sgombriamo subito un dubbio: non esiste una dieta in grado di porci al riparo assoluto dall’infezione da Coronavirus né di contenerne i sintomi, in caso di contagio.

Esistono, però, degli accorgimenti e delle scelte alimentari e di stile di vita che ci aiutano a rinforzare le nostre difese immunitarie, e quindi le risposte che il nostro corpo fornisce alla presenza di virus e batteri e in generale. E’ un concetto ormai acclarato, inoltre, che alcuni alimenti possono aiutarci a prevenire molte malattie, da quelle cardiovascolari a quelle neoplastiche (leggasi tumori).

In questi mesi, gli studiosi hanno potuto constatare che esistono dei soggetti più fragili e quindi con un rischio più elevato di incorrere nell’infezione e che questa progredisca verso forme più gravi. Il Covid-19, infatti, come tutti i virus, è aggressivo in maniera diversa nei confronti dei singoli individui, in base all’età ed alle condizioni generali di salute. E ad oggi sono molte le prove che ci dicono che migliore è lo stato di salute del microbiota intestinale (insieme di microrganismi che popolano il nostro intestino), più efficiente risulta il sistema immunitario.

È anche dimostrato che a sua volta il microbiota è facilmente influenzabile e modificabile dalle nostre abitudini alimentari e cioè dalla tipologia e quantità del cibo, dei liquidi, dei farmaci od altro che assumiamo. E’ per questo motivo che possiamo asserire che esiste un legame tra infezione da coronavirus e alimentazione.

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Prevenzione a tavola.

CORONAVIRUS E ALIMENTAZIONE, CONSIGLI PER SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO

1- Mantenersi normopeso

Le modificazioni metaboliche causate dall’obesità, in particolare insulino-resistenza e stato infiammatorio, possono rendere più difficile l’azione delle difese immunitarie degli individui obesi, ed è stato rilevato che i soggetti obesi hanno un rischio maggiore, in caso di infezione da coronavirus, di dover essere ospedalizzati (+113%), di dover essere
trattati in terapia intensiva (+74%) e anche di morte (+48%).

Per questo motivo, è bene non eccedere con le quantità e concentrarsi sul mangiare lentamente, così da sentire in anticipo la sensazione della sazietà. Le bevande zuccherate sono da eliminare o da ridurre drasticamente, mentre è consigliato bere almeno 1 litro di acqua al giorno fuori dai pasti, anche sottoforma di infusi e tisane.

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Coronavirus e alimentazione: quale legame?

2- Consumare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura

Questi alimenti vegetali sono fonti di minerali, vitamine e fibre (contenute anche in cereali integrali e legumi), utili a migliorare la biodiversità del nostro microbiota e quindi di rafforzare le difese immunitarie e la protezione delle vie respiratorie.

3- Omega3, polifenoli e vitamina D

Queste categorie di sostanze possono rimodulare la risposta infiammatoria e immunitaria. Spazio, quindi, al pesce azzurro, ma anche al salmone, ricchi di omega 3, e all’olio extravergine d’oliva, ricco di polifenoli e antiossidanti. Per quanto concerne la vitamina D, invece, è autoprodotta dal nostro organismo grazie ai raggi solari: approfittare delle giornate di sole è d’obbligo e, nell’eventualità si rilevi una carenza, si può ricorrere agli integratori.

Un altro motivo in più per sostenere la tesi che esiste una correlazione tra coronavirus e alimentazione!

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Attività fisica è prevenzione.

4- Fare attività fisica

Anche se siamo in casa per lo smart working, è importante mantenersi attivi. Può andare bene la cyclette, ma anche la console Wii, la corda per saltare, e perchè no esercizi a corpo libero. Muoversi stimola il sistema immunitario e la funzione di cuore e polmoni, e aiuta a mantenersi normopeso. Non esagerare però: l’esercizio fisico intenso ha l’effetto contrario sul sistema immunitario!

5- Dormire e riposare

Un buon sonno di 8-9 ore (o comunque almeno 6 ore) riduce lo stress, che a sua volta indebolisce il sistema immunitario. Non fare cene pesanti e attività mentali dopo cena aiuta ad addormentarti facilmente e a ricaricare le batterie.

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Lo stress è un nemico, se non sappiamo gestirlo.

6- Gestire lo stress

E un momento non facile, e c’è chi sente di più lo stress dell’incertezza. Esistono diverse tecniche per gestire lo stress, dalla meditazione, alla respirazione, alla musica, ma ognuno deve trovare il proprio, perchè sappiamo benissimo che lo stress indebolisce le difese immunitarie!

7- Integratori

Alcuni integratori, come lo zinco, la curcuma e i probiotici, possono supportare ulteriormente il nostro sistema immunitario. Un consiglio sempre valido è quello di non fare di testa propria ma di chiedere consiglio al proprio medico, dietista/nutrizionista o farmacista.

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Carote valori nutrizionali

Carote valori nutrizionali

Secondo la mia esperienza, le carote, assieme alle zucchine, sono la verdura più consumata e apprezzata, da adulti e bambini. 

Ma lo sapete che in origine non erano arancioni bensì viola??

Le carote moderne sono state domesticate e coltivate per la prima volta nell’altopiano iranico circa 5000 anni fa. Mentre le prime carote selvatiche che conosciamo in Europa sono bianche, le prime coltivate in quella regione erano viola o gialle.

Solo dopo diversi incroci si è arrivati a quelle arancioni, che in breve tempo divennero quasi le uniche ad essere mangiate in Europa.

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Carote valori nutrizionali.

CAROTE VALORI NUTRIZIONALI

Per non fare troppa confusione, i valori nutrizionali che vi elenco saranno riferiti alle classiche carote arancioni o domestiche.

La carota domestica è una pianta biennale la cui radice si accresce sottoterra durante il primo anno, immagazzinando i carboidrati che serviranno alla pianta l’anno successivo.

I valori nutrizionali delle carote sono i seguenti:

  • circa 10% zuccheri
  • circa 1% proteine
  • circa 0,2% grassi
  • circa 1,2% fibre
  • contenuto di acqua variabile tra 86% e 89%

Avete notato che le carote hanno un contenuto più elevato di zuccheri rispetto alla maggior parte delle verdure, ecco spiegata la loro dolcezza, che aumenta a mano a mano che le carote maturano.

A seconda della varietà, le carote assumono delle peculiarità:

  • le carote arancioni contengono betacarotene, che si trasforma in vitamina A nel nostro corpo;
  • le carote gialle contengono luteina;
  • le carote rosse contengono licopene (come il pomodoro);
  • le carote viola contengono antocianine (ed è il motivo per il quale hanno questa colorazione)
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Carote valori nutrizionali e proprietà.

CAROTE PROPRIETA’

Antiossidanti

E’ stato scoperto che l’alfa carotene contenuto nelle carote protegge le cellule dai radicali liberi e dalla degenerazione senile, quindi le mantiene forti, vitali e giovani, a beneficio di tutti gli organi del nostro corpo.

Digestive

Verdura molto versatile, le carote sono utili in caso di problemi di stomaco e regolano le funzioni intestinali, agendo sia come antidiarroico che come lassativo.

Amiche della pelle

La vitamina A e gli antiossidanti (polifenoli e i flavonoidi) contenuti nelle carote, proteggono la pelle dai danni del sole, oltre al già citato invecchiamento cellulare. Mangiare carote, però, è importante perchè la carenza di Vitamina A può causare secchezza della pelle, dei capelli e delle unghie. Inoltre, sempre questa vitamina è in grado di prevenire la comparsa di rughe premature, dell’acne, della pelle spenta, delle macchie solari e del tono della pelle non uniforme.

Amiche degli occhi

La leggenda per la quale mangiare carote migliora la vista notturna ha radici lontane. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il governo britannico voleva spingere la popolazione a consumare più carote rispetto ad alimenti che scarseggiavano, perciò inventò la storia che il consumo di carote “speciali” aveva aiutato le truppe inglesi.

Mangiare carote non migliora la vista, però una carenza di vitamina A la peggiora (e la carote contengono carotene, precursore della vitamina A).

CAROTE RICETTE

Le carote sono molto consumate, hanno un prezzo basso e si adattano a ricette sia dolci che salate.

Vi lascio una ricetta semplice e rapida per fare il pieno di antiossidanti e aiutare il sistema immunitario: la vellutata di zucca e carote con zenzero.

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Carote valori nutrizionali e proprietà nel piatto.

Per farla, bastano 500g di carote, 300g di zucca, un pezzettino di zenzero, acqua, sale e pepe a piacere.

Mettete in una pentola le carote e la zucca precedentemente pulite e pelate.

Aggiungete acqua fino a metà pentola, sale e pepe secondo il vostro gusto e fate cuocere a fuoco medio. Una volta giunti a cottura, frullate il tutto e tagliateci delle scaglie di zenzero. Per guarnire e aumentare l’assorbimento della vitamina A, aggiungete un cucchiaio di olio extravergine di oliva a crudo sul vostro piatto.

E buon appetito!

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Alimentazione e fertilità maschile

Alimentazione e fertilità maschile

Fertilità maschile, se ne parla sempre troppo poco.

Circa il 15% delle coppie giovani non riesce ad ottenere una gravidanza entro il primo anno di tentativi: si parla allora di infertilità.

Le cause possono essere molteplici, ma spesso si tende a “dare la colpa” alla donna. In realtà, le cause sono sia a livello maschile che femminile, quasi al 50%.

Per quel che riguarda la donna, le cause più frequenti sono: l’età avanzata (che riduce la riserva ovarica di follicoli), le disfunzioni ormonali come la sindrome dell’ovaio policistico PCOS (che portano a deficit ovulatorio), le occlusioni tubariche da infezioni o endometriosi, ecc. 

Ma cosa sappiamo sulla fertilità maschile?

Come per tanti argomenti di interesse scientifico, sono stati fatti alcuni studi anche sulla fertilità maschile.

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Infertilità maschile: parliamone.

In particolare, uno studio inglese pubblicato sul Journal of Clinical Chemistry ha ipotizzato che infertilità e aborti spontanei ricorrenti possano essere collegati alla scarsa qualità dello sperma del papà.

Hanno analizzato lo sperma di 50 uomini appartenenti a coppie che si erano rivolte all’ospedale St. Mary di Londra e confrontato i risultati con quello di 60 volontari di coppie che non avevano sofferto il problema. I risultati dello studio hanno mostrato che gli uomini di coppie che avevano avuto aborti multipli avevano livelli doppi di danno al DNA. Tale danno, per i ricercatori, può essere scatenato da elevate concentrazioni delle cosiddette specie reattive dell’ossigeno, o radicali liberi, al cui aumento contribuiscono età, malattie a trasmissione sessuale e peso corporeo elevato.

Sovrappeso e malattie metaboliche influenzano la fertilità maschile

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il concetto di salute sessuale e riproduttiva come lo stato di benessere fisico, mentale e sociale correlato al sistema riproduttivo e alle sue funzioni.

Sono ben noti l’impatto dell’obesità e del sovrappeso sulla fertilità della donna, indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio. In realtà, l’aumento della massa ponderale (peso) influisce negativamente anche sulla qualità del liquido seminale, riducendo la fertilità maschile. Tutto questo è da attribuirsi all’alterazione del profilo ormonale associato all’aumento della massa adiposa (grasso), organo endocrino a tutti gli effetti, e all’alterata regolazione ipotalamo-ipofisi-testosterone.

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L’alimentazione influisce sulla fertilità maschile.

Perchè l’obesità influisce sulle fertilità maschile?

Ci sono dati che dimostrano come la concentrazione di spermatozoi nei soggetti obesi sia ridotta addirittura ad un terzo rispetto ai soggetti normopeso. Quali meccanismi possono essere implicati?

  •  insulinoresistenza, che causa iperinsulinemia a sua volta connessa con l’inibizione della spermatogenesi;
  • alterati livelli di testosterone con alte concentrazioni di estrogeni;
  • ipertermia scrotale, data dalla maggior presenza di grasso scrotale, che può peggiorare la qualità e la concentrazione del liquido seminale.

Strettamente correlato all’obesità è il Diabete Mellito, che ha un impatto negativo sulla qualità degli spermatozoi e sulla funzione erettile.

Sembra quasi che la natura selezioni, attraverso la riduzione della fertilità dei soggetti obesi, gli individui con migliori caratteristiche anatomiche legate alla composizione corporea, forse i più simili ai nostri antenati.

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Stile di vita, alimentazione sana e fertilità maschile

Quindi, il ripristino, nei soggetti obesi o sovrappeso di un adeguato peso corporeo attraverso una corretta alimentazione, è da considerare il primo passo per la cura dell’infertilità.

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Come influisce l’alimentazione sulla fertilità maschile.

In generale, modificare la propria alimentazione in modo equilibrato a favore di alimenti semplici, ricchi di fibre e poveri di zuccheri semplici, in associazione ad uno stile di vita salutare e attivo, può rappresentare un modo efficace per ridurre il grasso in eccesso. In particolar modo, è importante concentrare la propria attenzione su quegli alimenti ricchi di antiossidanti, frutta e verdura in primis (come la rucola), che difendono gli spermatozoi da additivi chimici, che ne alterano vitalità e motilità.

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Alimenti a calorie negative

Alimenti a calorie negative

E’ possibile dimagrire senza evitare diete restrittive o digiuni? E’ possibile, quindi, dimagrire mangiando?

La risposta è affermativa, perché esistono le calorie negative.

COSA SONO LE CALORIE NEGATIVE

Il corpo umano ha bisogno di energia per tutte le reazioni chimiche che lo tengono in vita, dalla respirazione alla produzione di anticorpi, dalla produzione di ormoni alla digestione.

Per quanto riguarda l’ultimo aspetto, in termini tecnici si parla di termogenesi indotta dalla dieta: in parole semplici significa che il corpo “brucia” una certa quantità di energia (ossia calorie) per la trasformazione del cibo, dalla masticazione alla vera e propria digestione nello stomaco, all’assorbimento dei nutrienti a livello intestinale.

Avete capito bene, l’atto stesso di mangiare ci fa bruciare calorie! Esistono, infatti, alcuni alimenti che ci permettono di consumare più calorie di quelle che ci forniscono mangiandoli, stimolando opportunamente il nostro metabolismo.

Non si tratta di “alimenti magici” né di “barrette brucia-grassi”, bensì di alimenti a bassa densità calorica, quindi poco ricchi in grassi, carboidrati e proteine, ricchi di acqua, il cui bilancio tra quanto speso e quanto immesso può diventare negativo.

ALIMENTI A CALORIE NEGATIVE

Gli alimenti a calorie negative sono vegetali (frutta e verdura in primis, ma anche spezie) particolarmente ricchi di fibre e di vitamine, come ad esempio la vitamina C.

Per poter digerire bene questi alimenti è necessario masticare bene e a lungo. La masticazione ha un ulteriore vantaggio, quello di stimolare la produzione di succhi gastrici ma anche quello di far partire quel processo grazie al quale percepiamo il senso di sazietà. Le fibre inoltre riempiono lo stomaco, aiutandoci a mangiare di meno, e rallentano l’assorbimento di quegli zuccheri e grassi che ingeriremo successivamente.

Quali sono gli alimenti a caloria negative? Vi faccio solo qualche esempio.

Arancia:

ottima fonte di vitamina C, presenta circa 33-45 Kcal per 100 grammi. Il suo bilancio tra calorie immesse e consumate per la digestione è negativo.

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Agrumi a calorie negative.

Pompelmo:

disponibile nelle varianti giallo o rosa, entrambe con preziosi nutrienti salutari tra cui la vitamina C. Apporta circa 35 calorie per 100 grammi.

Mandarini:

44 calorie per 100 grammi. Ricchi in vitamina C, anche se meno rispetto a limoni e aranci.

Anguria:

la parte rossa edibile contiene licopene e circa il 90% di acqua, e quindi ha effetto diuretico. Apporta solo 15 calorie per 100 grammi.

Sedano:

composto per il 75% di acqua, ha solo 15 calorie per 100 grammi di prodotto e contiene molte fibre.

Cetriolo:

altro alimento molto importante nelle diete per l’elevato contenuto di acqua e le proprietà sazianti. Ha solo 15 calorie per 100 grammi.

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I cetrioli: calorie negative estive.

Pomodoro:

quello fresco maturo apporta 19 calorie per 100 grammi. Molto importante dal punto di vista salutistico perché ricco di licopene nonché ingrediente per diverse preparazioni mediterranee.

Zucchine:

grande contenuto di acqua, presentano solo 15 calorie per 100 grammi di prodotto.

Asparagi:

hanno tra 20 e 30 calorie per 100gr, vantano proprietà diuretiche e depurative.

Cavolfiore:

soprattutto se consumato crudo o cotto leggermente al vapore, ha una consistenza croccante e aumenta il senso di sazietà. 

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Usate il peperoncino abitualmente?

Peperoncino:

tenendo conto delle basse quantità normalmente utilizzate nelle nostre preparazioni, ha un apporto calorico quasi del tutto trascurabile. Innalza il metabolismo basale e permette di quindi di bruciare più calorie a parità di attività svolta.

CONCLUSIONI

Conoscere i cibi a calorie negative è una buona cosa: aumentando il loro consumo apporteremo sicuramente dei benefici in termini di salute, specie se poi controlliamo quantità e qualità degli altri cibi ingeriti.

Non si può in alcun modo pensare di riparare ad una alimentazione non corretta aggiungendo semplicemente grandi quantità di verdure o frutta a calorie negative. Insomma, non pensiamo di poter mangiare chili di carne rossa o fritti tutti i giorni e poi aggiustare le cose mangiando 1 chilo di cetrioli. Purtroppo non è così semplice! Il buonsenso e l’equilibrio sono d’obbligo.

L’articolo “Alimenti a Calorie Negative” è stato segnalato sul Corriere e Libero Quotidiano nonchè diverse altre testate giornalistiche.

Grazie alla giornalista Camilla Sernagiotto del Corriere della sera, ho partecipato alla trasmisisone di Rai1 “Uno Mattina in Famiglia” condotta da Tiberio Timperi.

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Per avere ulteriori informazioni o una consulenza personalizzata, vi invito a contattarmi tramite mail al mio indirizzo personale: jessicadietista@gmail.com .